pubblicazioni
Autopubblicazioni (con Lulu per es.), e-book, pubblicazioni con contributo etc. Mi rendo conto di essere borghese (in senso lato)in questo. Sì, per me le pubblicazioni vere sono quelle fatte su carta con un editore e non a pagamento. Perché? mi chiedo. Non riesco davvero a immaginare qualcuno che abbia così tanto da dire, che abbia così fretta di dirlo, che creda talmente nelle sue parole da non poter aspettare la manna di un editore?
In realtà non è questo, immagino. Se ci fosse un uomo straordinario, fuori dall’ordinario, in grado di dire qualcosa d’importante, qualcosa che gli editori non pubblicherebbero per es. sarei d’accordo. E forse c’è, chissà.
Però, la verità è che io ho bisogno della santa benedizione dell’editore e dei suoi lettori.Ho bisogno di qualcuno che dica: va bene, è buono, scommetto sul tuo lavoro. Piccola, ti benedico!
magari sono infantile?
qui http://www.lulu.com/content/829203 qualcuno che ci ha provato
Tutt’altro che infantile! Sei logica, invece.
Renzo
Grazie per il link, innanzitutto.
Non sei infantile né snob, a mio giudizio.
Sono scelte (:
Ciao e grazie ancora!
Francesco
Comunque Lulu non è con contributo o a pagamento. È tutto gratis e loro guadagnano sulle tue vendite.
Io non ti ho conosciuto grazie a un editore, ma grazie a un sito Internet. Secondo me scrivi in maniera gradevole raccontando la realtà che vivi, per cui trovo che i tuoi lavori siano “validi”. Questo per dire che, se vuoi, hai la mia, di benedizione… ma se non m’iscrivo alla camera di commercio come editore non vale, vero? ^^
Simone
no che non è infantile è sacrosanto in teoria… però, se tutti i libri veri con codice isbn avessero una dignità… purtroppo non è così e le cagate tirano di più di quelli intelligneti, nel nostro mondo.mercato!
Riferendomi al commento di zop, i potrebbe dire che la merda rende ed è purtroppo vero.
Renzo
Io ce l’ho pure il libro di Zop… che poi sono andato sul blog DOPO aver comprato il libro ^^
Simone
noto una certa tristezza… il mercato eh? tristezza, tutto ciò che ha a che fare coi soldi finisce per diventare brutto…
Ciao nuovo arrivato, ho trovato interessante il tuo blog.
Simone: quello che non mi manca son gli editori… troppi attualmente, però grazie.
Tranne per chi intasca i soldi, però…
Renzo
e che libro è?
Ma guardate Moravia, iniziò a pubblicare a pagamento, con i soldi di papà… secondo voi quell’editore era un imbroglione?
Secondo me era un uomo astuto che sapeva fare il suo mestiere.
Nel mondo dell’editoria c’è sempre stata invidia, tra editori e anche tra scrittori. Le diatribe sulle pubblicazione coi contributi non sono altro che rivalità dettate da gelosia e concorrenza. E gli scrittori talmente dotati da essere pubblicati gratis da un grande editore al primo manoscritto o sono delle favole, oppure sono coloro che non riescono a produrre più nulla dopo il ‘capolavoro’.
Poi, lo stesso succede nella musica, se vuoi incidere un cd devi sborsare parecchie migliaia di euro… Cinzia ne saprà qualcosa…
Lucio, non son d’accordo. L’editoria a pagamento è spesso una bella fregatura sia per i clienti che per gli scrittori. Non siamo tutti Moravia, per un Moravia ci sono centinaia di persone che non anno idea e che pagano per nulla, illudendosi. Cd a pagamento non ne ho mai fatti, però è diverso secondo me, non esiste un servizio affine a quello degli editori per i cd. In compenso quando faccio un concerto, anche se sono sconosciuta, mi pagano.
Cinzia rispetto la tua opinione. Però, continuo a pensare che tra un editore che si fa pagare ma compie il suo lavoro e un altro che ti pubblica un centinaio di copie gratis e poi non fa nulla per la promozione ( perché pensa solo ad affermarsi nell’editoria), perferirei il primo… per quanto riguarda le incisioni in studio per un debuttante musicista( come lo ero io quindici anni fa), le tariffe si aggiravano ai 50.000 euro di oggi…
ciao
A proposito di noi… scrittori, che( a pagamento o no) saremo presenti alla fiera del libro di Torino, guardate questo servizio su Repubblica TV… MOLTO INTERESSANTE!
http://tv.repubblica.it/home_page.php?playmode=player&cont_id=9730&fromplayer=9730&stream=video
Ogni tanto si usa fare paragoni, anche se Schopenhauer, in “L’Arte di avere ragione” suggeriva di evitare questo.
Ma vorrei paragonare la “nascita” di un testo ad un figlio.
Forse il “parto” del libro è più lungo, forse meno travagliato.
Ma comunque tutti e due dovrebbero essere frutto di amore, continuità, ecc
Quanto costa avere un figlio? (discorso triste come dice Cinzia, ma forse razionalmente dobbiamo affrontarlo) E chi paga?
Il padre lavoratore? Madre e padre lavoratori? Lo stato?
Abbiamo una cosa da far nascere che serve a tutti (libro o figlio). Io editore (o stato, o istituzione) finanzio questo perché consolida una famiglia, da forza alla società, serve per il futuro di tutti. Io imprenditore pago anche i mesi di gestazione della mia dipendente donna, ecc
Ora vediamo cosa farà da grande il figlio/a
Il filosofo (libro anche)
Il comico (libro anche)
Il tecnico (libro anche)
La puttana (libro anche)
Il meccanico (libro anche)
Chi guadagna di più? Chi serve di più? Cosa è merda cosa no? Possiamo permetterci di eliminare una di queste voci? Chi può giudicare le sottigliezze, l’equilibrio di una società dove convivono dottori e prostitute, comici e fanulloni?
Alcuni editori pagano tutto (e parliamo di migliaia e migliaia di euro) perché sono uno stato, un’istituzione forte che riesce a ricavare denaro da alcuni tanto da poter mantenere anche altri. Uno stato che con i soldi delle tasse può permettersi di mantenere i sussidi di disoccupazione.
Altri editori non ce la fanno e chiedono che “le famiglie” ripaghino almeno la scuola al figlio. Almeno i costi di stampa.
Altri editori sono squali che come certe scuole promettono una laurea e un lavoro certo in cambio di versamenti cospiqui poi spariscono.
In buona sostanza i parallelismi tra libro e figlio sono, a mio avviso, una buona base per intavolare un discorso.
Io personalmente, nel mio piccolo, faccio un po’ di volontariato, “adotto” una scrittrice che mi emoziona e cerco di portare ad un buon futuro, con il denaro che guadagno da altre fonti, con la volontà, un po’ di amore, tanta fatica e un po’ di follia, “suo figlio”.
Certo anche a me fa un po’ strano un figlio che a otto anni ha il cellulare e smanetta per internet quasi “qualcuno che abbia così tanto da dire, che abbia così fretta di dirlo, che creda talmente nelle sue parole da non poter aspettare la manna di un editore”
Andrea
Grande Andrea!
Seia Montanelli affronta scientificamente il problema qui http://seiamontanelli.diludovico.it/2007/05/02/si-stava-meglio-quando-si-stava-peggio/#comments
coca
La manna di un editore? Non è così semplice, Cinzia. E non credo che chi accetta di pagare (a me è stato chiesto tante volte e non ho mai accettato) ritenga di avere cose molto importanti da dire e da ammannire al volgo.Alle volte non si ha altra scelta, perché avere qualcuno che ti legge e ti approva non è necessario solo a te. E non tutti imboccano la strada giusta. Adesso non mi viene in mente, ma c’è un autore del passato (uno importante tipo Dumas, ma non è lui) che ha pubblicato il suo primo romanzo a pagamento. Tanto per dire.
Laura
Non ho capito, e poi… Dumas… diciamo altri tempi eh…