Domandina a proposito dell’editoria
Le grandi case non leggono emergenti, gli emergenti sbavano dietro alle grandi case, i piccoli editori muoiono soffocati e gli emergenti ricorrono a loro, spesso pagando, solo quando sono con l’acqua alla gola e l’autostima sotto i piedi, gli emergenti bevono come oro colato le parole di quei pochi felici che hanno pubblicato con grandi case, ficcando in saccoccia senso critico-estetico-etc. e snobbando i colleghi di sventura che pubblicano con piccole case (magari non pagando) . Allora la domandina è: quando il gatto si morde la coda quale cura consigla il nostro amico vet?
p.s. grazie a Ipa che mi ha fornito lo spunto per questa discussione che avrei ma non avrei voluto fare.
cara cinzia,
il discorso è molto più complesso.
in primo luogo.
da un lato c’è un esercito di aspiranti scrittori e, dall’altro, un numero esiguo di lettori.
certo, uno può dirmi Parli tu che sei stato pubblicato.
Già, ma dopo quanti anni? dopo quanti invii, telefonate, arrabbiature, voglia di fare altro?
Li ricordo quegli anni, quei momenti.
Ricordo i quesiti che mi ponevo.
Poi la voglia di scrivere prendeva il sopravvento.
Ho continuato a scrivere.
Se avessi avuto fretta di pubblicare non avrei pubblicato.
Ripeto, il discorso è complesso, ora passo ad altro e dico una cosa già detta altre volte: che la distanza tra chi non pubblica e chi pubblica è effimera.
il 40 per cento dei libri pubblicati resta invenduto.
tanti scrivono, pubblicano, poi scompaiono, dimenticati.
concludo.
se uno vuole scrivere deve, certo, pensare anche a pubblicare.
anche.
remo
Mi sento di condividere in toto le parole del Sig. Remo, dettate non da impressioni, ma da un’esperienza diretta. E poi c’è un problema di domanda e di offerta. A parte il fatto che il numero dei lettori è esiguo, resta da considerare che gli autori che si propongono agli editori sono abbondantemente in eccesso e quindi si spiega l’arcano; va da sè che se i lettori fossero tantissimi e gli autori fossero in numero assai modesto, sarebbero le case editrici a offrirsi.
Renzo
bah bah bah… la mia domandina era affatto fiversa, affatto. Che io non sappia più scrivere le domandine? mi sa… Non era questo che chiedevo acci, chiedevo come mai gli scrittori emergenti schifano le piccole case che, come dimostrato spesso e anche qui, sono quelle che andrebbero invece sostenute perché sono le uniche che (i motivi sono ovvii, spesso, ahimè)li ascoltano.
la cura sarebbe leggere gli autori sconosciuti delle piccole case, ma nessuno lo fa, neanche gli altri autori sconosciuti e così il ciclo si rinnova, le piccole case chiudono, gli autori invecchiano, i nonni muoiono e…
Io ti parlo da lettore. Io leggo, e leggo tanto. Davvero, già solo questa settimana ho speso 35 euro di libri, in libreria. Ho due librerie favolose proprio sotto casa mia, un giorno ne parlerò sul mio blog. Perché le adoro entrambe. Ora, una di queste libreria oltre ai nuovissimi libri in uscita, ha anche un retrobottega magico, dove vende e compra libri usati, dvd e videocassette. Io ci passo i pomeriggi che ho tempo libero e voglia di dedicare un’ora tutta a me stessa. La libreria in questione ha libri di tutti i tipi. Anche le antologie dei concorsi letterari. Non tutte, ma tante. Può ordinare quasi tutti gli editori di recentissima uscita, ho chiesto di Traccediverse, mi ha detto, ahimè, il magazzino di Bologna ha difficoltà a tenerlo. Pochissime copie e solo in altre librerie, in centro. Bene…
L’altra libreria invece è nuovissima, fiammante, solo libri dalle copertine laccate e un grande retrobottega con paperback di buona distribuzione. Certo, trovo tutti i titoli dei classici che amo, e di quelli contemporanei di maggior grido. Ha una sezione di letteratura per bambini da perderci la testa… anche lì ci passo le ore… anche i miei figli, si fermano al ritorno da scuola e in quella libreria dimenticano per qualche quarto d’ora la play station. Nemmeno loro possono procurarmi Traccediverse, o Zandegù, o Unwired Media, per dirntene una nuovissima e molto particolare…
Ora il discorso è: io lettore voglio leggere cinzia. Ma non la trovo sugli scaffali del supermercato o in edicola, e nemmeno nelle due mie librerie preferite. Però sono un lettore che compra, che non esce mai da una libreria, da un supermercato, da un’edicola senza un libro, che leggerà in quattro o cinque giorni. Questo, per dirti perché le Grandi. Magari non Grandissime… ma ben distribuite per avere la facilità di leggere.
Non mi parlare di IBS, perché con il commercio online faccio a botte. Ho ordinato solo due libri dalla Delos, e non credo che ripeterò l’esperienza. Troppo trafficato, l’andare in posta, compilar bollettini postali… e il contreassegno non è semplicissimo, non hai gli spiccioli, non sei in casa e devi andare in posta a ritirare… troppo traffico, quando invece è così comodo, ti passi un’ora a sfogliar le pagine, a sfiorar le copertine, nella mia libreria preferita…
è un discorso che è più grande di me, di te e di tutti noi.
infinito.
piccole case editrici.
sono tali quelle che hanno distribuzione. le altre non hanno mercato. punto, ma è così.
le furberie non sono nell’alta editoria, ma anche in quella bassa.
dove si pubblicano, a volte, cose buone e, spesso, porcherie.
ogni giorno nascono case editrici, riviste, corsi di scrittura creativa: c’è un esercito di aspiranti scrittori pronti a spendere 20 euro per un concorso un abbonamento, 200 per un corso di scrittura creativa.
così altri scrittori, che realizzano riviste e fanno i corsi, campano.
io dico che le case editrici piccole che vanno sostenute sono quelle che non ti chiedono neanche un euro, anzi il contrario te lo danno, e che possibilmente abbiano distribuzione.
senza, è come dire sono un bravo pilota ma non ho il mezzo.
ed è giustissima l’osservazione sulla vendita on line fatta da ipanema. non funziona.
claro che sì?
remo
dimenticavo.
è scontato che il minimo che si possa fare, anche per un discorso di onestà, è leggere i libri delle case editrici a cui si inviano i manoscritti.
così da sapere anche la linea editoriale.
remo
PS e se volete saperne di più sull’editoria andate su vibrisse: giulio mozzi è quello che ha scritto le cose più interessanti. un punto di vista da editore, scrittore, talent scout
Oggi ho ricevuto una notizia sconcertante, di un mio amico che, appena l’anno scorso, aveva compito cinquant’anni: una persona deliziosa(moglie e due figli)… gli hanno diagnosticato cinque tumori nel cervello.
Allora ho capito che sono un uomo felice; nonostante sia ancora uno scrittore esordiente.
Non vorrei mettermi nei suoi panni, con soli tre mesi di vita…
Come vi voglio bene, a tutti, non vi conosco e so che non dovrei dirlo eppure è così…Voglio bene a dei nick, a delle parole… No a persone dietro le parole. sapete… in fondo non me ne frega niente dell’editoria, le pubblicazioni… Mi piace leggere e scrivere e me l’avete ricordato così bene, il resto è fuffa! baci baci.
ah ipuccia, fernandel e traccediverse ti mandano i libri a casa in contrassegno… anch’io odio andare alle poste! e poi i vicici mi fregano i libri pure!Tra l’altro fernandel oltre i 12 euro, mi pare, non fa pagare le spese di spedizione…
Luciano… lo so… e fai bene a ricordarlo, fai molto bene…
Se il gatto si morde la coda, il veterinario gli mette i paraorecchie che, però, impediscono al gatto di vedere bene tutt’intorno.
Continuiamo, dunque, a morderci la coda ma guardandoci intorno e, prima o poi, qualcuno di noi avrà fama e fortuna. Gli altri continueranno a scrivere per il piacere di farlo.
Perché gli autori schifano le piccole? Per lo stesso motivo per cui le grandi schifano gli esordienti: si intravvedono poche possibilità.
Sulle scelte, concordo con Ipa. Il discorso funziona soltanto, però, se quanto si scrive è di qualità tale da consentire di scegliere 🙂
Penso, infine, che il commercio elettronico possa portare qualche cambiamento favorendo i piccoli editori in gamba (e dunque gli scrittori).
Mi piace andare nella libreria di quartiere a parlare con la libraia, mi piace andare da Feltrinelli dove trovo e posso toccare tutto, mi piace comprare su Internet (senza andare alla Posta…) perché lo posso fare in 5 minuti anche se mi manca tanto la fisicità dei libri, gli odori…
Penso, però, che il meccanismo editori/distributori/librerie sia ancora fondamentale per capire dove dirigere l’offerta e… ecco qui un altro gatto che si morde la coda…
Ciao
Gabriella
già… ciao Gabriella,ora vengo a vedere chi sei…
ma sei Gabriella? quella Gabriella? ciao Gabriella!!!
Sono “quella” Gabriella. Sempre imbranata su ‘ste cose di forum, blog, chat…
boh mi rimetto a scrivere che sono lenta e pigra…
Ciao
Gabriella
cochì… ieri sera a cena con una mamma di una compagna di scuola di mia figlia che è proprietaria di una grossa tipografia/grafica editoriale… ho chiesto un preventivo. Così, nel caso per sfizio, il mio romanzo lo regalo stampato e rilegato, anziché far fotocopie e farlo girare alle amiche su fogli A4… anche questa è editoria… un tempo non si tramandavano a voce le storie? Non c’erano i menestrelli? 😀 Un abbraccio brava che torni a scrivere… questo è cosa buona e giusta…
prenoto una copia! e speriamo pubblicata dai!
acc… anche questa ero io: coca!
Ritorno al dunque: ci sono leggi di mercato che non tengono conto del valore dell’artista. Oggi si preferisce fare il piano finanziario dell’opera e se questa non recupera le spese più il guadagno in tempi brevi si lascia perdere.
In passato, invece, l’editore spesso era il mentore dell’autore e finiva con il fare con lui una scommessa; se l’opera gli dava fiducia, non gli importava di arrivare a un recupero dei costi e a un guadagno in un arco di tempo più lungo, dell’ordine anche di anni.
In Italia l’imprenditorialità in tutti i settori è quella che è e l’editoria non può essere fuori dal coro.
Renzo
Sono una scrittrice. Purtroppo ho avuto anch’io, come tutti, l’esperienza negativa degli Editori a pagamento. E’ un passaggio quasi obbligatorio per farsi conoscere.
Sono sicura che potremmo fare qualcosa contro di loro, solo se avessimo il coraggio di agire….
Come dico nel mio sito: l’unione fa la forza.
Non buttiamo via il nostro denaro!
No, Susanna, non tutti abbiamo pagato; perché dici così? Io non ho mai pagato nulla, anzi neanche il francobollo, perché le case con cui ho pubblicato accettano il materiale per posta elettronica. Inoltre non penso che nessuno ti abbia obbligata… l’unica cosa da fare per uno scrittore, contro queste case, è evitare di pagare, tutto qui.